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Taranto, una dimora di cultura: la Biblioteca Acclavio
Redazione IAMTaranto - 20 Marzo 2024
Percorrendo Via Dante si arriva al Centro direzionale Bestat, disegnato dagli Architetti Consoli e
Piccinato alla fine degli anni settanta, pensando in piccolo a La Dèfense di Parigi, uno dei più grandi
quartieri commerciali d’Europa ricco di grattacieli.
Proprio lì e precisamente al civico 31 di via Salinella si erge in bella vista la Biblioteca civica Pietro
Acclavio, recentemente ristrutturata grazie ai finanziamenti della regione Community library. L’edificio di forma circolare si divide su quattro livelli di cui uno interrato, con il soffitto caratterizzato da un intreccio di barre metalliche e le facciate esterne da superfici in cristallo. Taranto ha un polo culturale di degno rispetto, dove si organizzano convegni, eventi di ogni genere e laboratori, senza dimenticare anche lo spazio dedicato ai più piccini.
Bisogna fare un passo indietro per capire le origini della biblioteca di Taranto. Il precursore fu il letterato Tommaso Niccolò D’Aquino che, presi a cuore gli interessi anche culturali della cittadinanza, mise a disposizione la sua ricca biblioteca, ospitando l’Accademia degli Audaci nella sua casa, il Palazzo D’Aquino che sorge lungo il Pendio La Riccia della città vecchia. Più tardi, tra il Settecento e l’Ottocento, durante il suo lungo episcopato l’Arivescovo di Taranto Giuseppe Capecelatro rese pubblica non solo la sua biblioteca personale ma ne istituì una nell’Episcopio.
La prima vera biblioteca nasce nella seconda metà dell’Ottocento per opera del notaio e poeta Gaetano Portacci, alla sua morte fu affidata a Giuseppe Galasso per poi scomparire del tutto. Nel 1891 muore Pietro, figlio del magistrato Domenico Acclavio e nel suo testamento lascia la sua preziosa biblioteca di famiglia alla città di Taranto.
Purtroppo la biblioteca di Taranto ha avuto sempre sedi precarie, dal Palazzo di Città al Palazzo
del Governo, poi al Palazzo degli Uffici e nella Scuola Bettolo. Si deve aspettare il 1997 per l’inaugurazione della sede attuale, con i suoi centosessantamila volumi di vari autori anche molto importanti, i quattro incunaboli, le opere di Salvatore Quasimodo e tanto materiale multimediale. Finalmente nel 2020 Taranto ha ricevuto un meritato prezioso gioiello di cultura che fa ben sperare, dopo il nuovo look ad opera dell’Ing. Mancini e dell’Arch. D’Elia.
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